EDU MARÍN

ATLETA DEL MESE MONTURA

L'arrampicata nel sangue

Ho iniziato ad arrampicare quando ero un bambino, lo sport è sempre stato un rifugio per me, un filo conduttore che mi ha permesso di viaggiare, conoscere e scoprire. L’arrampicata mi offre anche l'opportunità di vivere avventure affascinanti con la mia famiglia e i miei amici. È stato mio padre (Francesco "Novato" Marín, ndr) che mi ha avvicinato a questo sport, e lui stesso ha scalato vie multipitch in tutta la Spagna. È stato sempre lui che mi ha insegnato i valori legati a questo mondo, che mi hanno plasmato e che sono ancora molto importanti per me. Avevo 12 anni quando ho iniziato ad arrampicare e la mia evoluzione è stata molto veloce. Con grande stupore ho chiuso il mio primo 8a a 14 anni. Poi, a 15 anni, ho chiuso il mio primo 8b a Montserrat mentre mio padre mi faceva sicura. L’ho chiuso, mio padre mi ha calato e ci siamo abbracciati... ricordo ancora bene quel momento. All'età di 15 anni ho chiuso diversi dei miei primi 8c nei Paesi Baschi, alcuni dei quali solo al secondo tentativo e a 16 anni sono riuscito a chiudere il mio primo 8c+ a Siurana. Ero molto emozionato di poter fare una via del genere in un posto così speciale.

A 17 anni ho vinto il Campionato del Mondo Junior di arrampicata sportiva e sono diventato un climber professionista. A questa età ho chiuso anche il mio primo 9a - Kinematix (Francia) e a chiudere a vista il mio primo 8b+ in Catalogna. In questo periodo ho avuto la fortuna di incontrare David Macia, che sarebbe diventato il mio allenatore personale per i successivi 15 anni. David è attualmente l'allenatore di Aberto Gines; insieme hanno vinto il primo oro olimpico. Mi sono allenato anche con Ramon Julian, a mio parere, uno dei più forti climber della storia, che detiene tra l’altro il record per vittorie in Coppa del Mondo. Nel 2006 sono riuscito a vincere una delle prove più difficili della Coppa del Mondo a Chamonix, arrivare in cima al podio è stato un sogno. Quello stesso anno sono arrivato al 6° posto in Coppa del Mondo.

Durante gli anni di competizione ho imparato molto sull'allenamento, la disciplina, la perseveranza e la cosa più importante...ho imparato a credere in me stesso. In questa fase ho avuto momenti buoni e cattivi, come infortuni o problemi personali, ma non ho mai mollato e non ho mai gettato la spugna. Nel 2008 ho dovuto prendere una delle decisioni più difficili e importanti della mia carriera, abbandonare la competizione.  Uno dei motivi che mi ha spinto a prendere questa decisione è stata la mancanza di passione e la mancanza di motivazione per allenarmi ed essere il più forte.  I miei obiettivi e le mie motivazioni sono cambiati e ho sentito di aver bisogno di tornare sulla roccia e recuperare la mia vera essenza e la gioia di arrampicare. Quando mio padre mi ha avvicinato all’arrampicata lo ha fatto attraverso le vie multipitch ed è stato esattamente questo che mi ha motivato. Avevo bisogno di tornare alle origini, tornare alle ragioni per cui ho iniziato ad arrampicare, ed a tutte quelle cose che mi hanno ispirato.

Quando gareggiavo il rapporto tra me e mio padre divenne un po' distante, dovevo allenarmi tutti i giorni e il programma delle gare era molto serrato, così quando ho lasciato questo mondo alle spalle, ho proposto a mio padre di riprendere proprio dove ci eravamo fermati, scalando grandi pareti. Gli dissi che volevo andare a scalare nelle Dolomiti, in Italia, una grande parete chiamata "Pan Aroma", 8c, 500m, sulla Cima Ovest di Lavaredo. Tre settimane dopo eravamo in cima alla parede. Abbiamo fatto la terza ripetizione di una delle pareti più difficili ed epiche del mondo. È stato mio padre che mi ha portato ad arrampicare quando ero solo un bambino e ora, anni dopo, sono io che lo porto in giro per il mondo a scalare le vie più difficile del pianeta.

L'impatto dei social nello sport

Oggi vedo il grande cambiamento che i social network hanno avuto nella nostra società e nello sport. Vengono mostrati solo i più grandi risultati sportivi, quotidiani o lavorativi, ma il più delle volte non si vede il vero percorso che si compie per raggiungerli. Abbiamo creato una sorta di falsa realtà. Come atleta ho avuto molte vittorie, ma ho avuto molte più sconfitte, fallimenti e momenti difficili...questi momenti per me sono molto più importanti e mi ispirano per raggiungere nuovi obiettivi. Personalmente mi interessa di più la storia dell'atleta, i suoi alti e bassi, la parte umana, il suo percorso, tutte le lotte per arrivare in cima...la storia autentica. Sento che oggi questa essenza si sta perdendo; purtroppo le generazioni future di atleti vedono e apprezzano solo il successo e la fama sui social media.

Perché ho scelto Montura

Sono un fan di Montura da molti anni e non solo per il suo design, la qualità e la tecnologia, ma anche per i valori che il marchio rappresenta. Montura si è sempre preoccupata dell'ambiente e lavora con prodotti ecofriendly e sostenibili, qualcosa di veramente importante per la protezione del nostro pianeta e delle nostre montagne. Anche i progetti sociali di Montura Editing promossi nelle zone più svantaggiate del mondo, come il Nepal, sono qualcosa che rende questo brand unico. Inoltre, i prodotti di Montura sono progettati per essere leggeri e molto comodi, e viene curato ogni piccolo dettaglio. La loro leggerezza e la loro tecnologia ti permettono di avere la massima libertà di movimento e ti aiutano a superare i tuoi limiti. Ora, insieme a Montura sono pronto a superarli!

EDU MARÍN

ATLETA DEL MESE MONTURA

L'arrampicata nel sangue

Ho iniziato ad arrampicare quando ero un bambino, lo sport è sempre stato un rifugio per me, un filo conduttore che mi ha permesso di viaggiare, conoscere e scoprire. L’arrampicata mi offre anche l'opportunità di vivere avventure affascinanti con la mia famiglia e i miei amici. È stato mio padre (Francesco "Novato" Marín, ndr) che mi ha avvicinato a questo sport, e lui stesso ha scalato vie multipitch in tutta la Spagna. È stato sempre lui che mi ha insegnato i valori legati a questo mondo, che mi hanno plasmato e che sono ancora molto importanti per me. Avevo 12 anni quando ho iniziato ad arrampicare e la mia evoluzione è stata molto veloce. Con grande stupore ho chiuso il mio primo 8a a 14 anni. Poi, a 15 anni, ho chiuso il mio primo 8b a Montserrat mentre mio padre mi faceva sicura. L’ho chiuso, mio padre mi ha calato e ci siamo abbracciati... ricordo ancora bene quel momento. All'età di 15 anni ho chiuso diversi dei miei primi 8c nei Paesi Baschi, alcuni dei quali solo al secondo tentativo e a 16 anni sono riuscito a chiudere il mio primo 8c+ a Siurana. Ero molto emozionato di poter fare una via del genere in un posto così speciale.

A 17 anni ho vinto il Campionato del Mondo Junior di arrampicata sportiva e sono diventato un climber professionista. A questa età ho chiuso anche il mio primo 9a - Kinematix (Francia) e a chiudere a vista il mio primo 8b+ in Catalogna. In questo periodo ho avuto la fortuna di incontrare David Macia, che sarebbe diventato il mio allenatore personale per i successivi 15 anni. David è attualmente l'allenatore di Aberto Gines; insieme hanno vinto il primo oro olimpico. Mi sono allenato anche con Ramon Julian, a mio parere, uno dei più forti climber della storia, che detiene tra l’altro il record per vittorie in Coppa del Mondo. Nel 2006 sono riuscito a vincere una delle prove più difficili della Coppa del Mondo a Chamonix, arrivare in cima al podio è stato un sogno. Quello stesso anno sono arrivato al 6° posto in Coppa del Mondo.

Durante gli anni di competizione ho imparato molto sull'allenamento, la disciplina, la perseveranza e la cosa più importante...ho imparato a credere in me stesso. In questa fase ho avuto momenti buoni e cattivi, come infortuni o problemi personali, ma non ho mai mollato e non ho mai gettato la spugna. Nel 2008 ho dovuto prendere una delle decisioni più difficili e importanti della mia carriera, abbandonare la competizione.  Uno dei motivi che mi ha spinto a prendere questa decisione è stata la mancanza di passione e la mancanza di motivazione per allenarmi ed essere il più forte.  I miei obiettivi e le mie motivazioni sono cambiati e ho sentito di aver bisogno di tornare sulla roccia e recuperare la mia vera essenza e la gioia di arrampicare. Quando mio padre mi ha avvicinato all’arrampicata lo ha fatto attraverso le vie multipitch ed è stato esattamente questo che mi ha motivato. Avevo bisogno di tornare alle origini, tornare alle ragioni per cui ho iniziato ad arrampicare, ed a tutte quelle cose che mi hanno ispirato.

Quando gareggiavo il rapporto tra me e mio padre divenne un po' distante, dovevo allenarmi tutti i giorni e il programma delle gare era molto serrato, così quando ho lasciato questo mondo alle spalle, ho proposto a mio padre di riprendere proprio dove ci eravamo fermati, scalando grandi pareti. Gli dissi che volevo andare a scalare nelle Dolomiti, in Italia, una grande parete chiamata "Pan Aroma", 8c, 500m, sulla Cima Ovest di Lavaredo. Tre settimane dopo eravamo in cima alla parede. Abbiamo fatto la terza ripetizione di una delle pareti più difficili ed epiche del mondo. È stato mio padre che mi ha portato ad arrampicare quando ero solo un bambino e ora, anni dopo, sono io che lo porto in giro per il mondo a scalare le vie più difficile del pianeta.

L'impatto dei social nello sport

Oggi vedo il grande cambiamento che i social network hanno avuto nella nostra società e nello sport. Vengono mostrati solo i più grandi risultati sportivi, quotidiani o lavorativi, ma il più delle volte non si vede il vero percorso che si compie per raggiungerli. Abbiamo creato una sorta di falsa realtà. Come atleta ho avuto molte vittorie, ma ho avuto molte più sconfitte, fallimenti e momenti difficili...questi momenti per me sono molto più importanti e mi ispirano per raggiungere nuovi obiettivi. Personalmente mi interessa di più la storia dell'atleta, i suoi alti e bassi, la parte umana, il suo percorso, tutte le lotte per arrivare in cima...la storia autentica. Sento che oggi questa essenza si sta perdendo; purtroppo le generazioni future di atleti vedono e apprezzano solo il successo e la fama sui social media.

Perché ho scelto Montura

Sono un fan di Montura da molti anni e non solo per il suo design, la qualità e la tecnologia, ma anche per i valori che il marchio rappresenta. Montura si è sempre preoccupata dell'ambiente e lavora con prodotti ecofriendly e sostenibili, qualcosa di veramente importante per la protezione del nostro pianeta e delle nostre montagne. Anche i progetti sociali di Montura Editing promossi nelle zone più svantaggiate del mondo, come il Nepal, sono qualcosa che rende questo brand unico. Inoltre, i prodotti di Montura sono progettati per essere leggeri e molto comodi, e viene curato ogni piccolo dettaglio. La loro leggerezza e la loro tecnologia ti permettono di avere la massima libertà di movimento e ti aiutano a superare i tuoi limiti. Ora, insieme a Montura sono pronto a superarli!