17 ottobre 2022 – A Silvo Karo, uno dei più grandi protagonisti dell’età d’oro dell’alpinismo sloveno tra gli anni Ottanta e Novanta, sarà consegnato il prossimo novembre a Briançon, in Francia, il Piolets d'Or alla carriera, il riconoscimento più prestigioso al mondo nell’alpinismo.
Karo, classe 1960, testimonial Montura da oltre 10 anni, è stato capace di lasciare il segno ovunque le sue mani toccassero la roccia, scalando oltre 2.000 vie dalle Alpi alla Patagonia, fino all'Himalaya. “Sono molto orgoglioso di aver ricevuto questo premio – ci racconta Karo. Ma sono ancora più felice di tutti i messaggi di congratulazioni che sto ricevendo da parte degli alpinisti di tutto il mondo, perché le mie salite sono state per loro una grande ispirazione”.
Cresciuto in una fattoria sopra il villaggio di Brdo, a nord-est di Lubiana, Karo ha iniziato ad arrampicare all'età di 17 anni. Ben presto ha fatto cordata assieme a Janez Jeglič ed al più vecchio ed esperto Franček Knez; insieme il trio ha aperto molte nuove vie, sia in casa che all'estero. Divennero affettuosamente conosciuti come “I tre moschettieri”. In soli due giorni nell'estate del 1983, durante l'allenamento per una prima visita in Patagonia, i tre hanno aperto 19 nuove vie, in gran parte senza corda e alcune delle quali in discesa.
L’alpinista e scrittore Rolando Garibotti scrive: "quando ho conosciuto Silvo era nel fiore degli anni: 70 kg di motivazione e di decisione, poche chiacchiere e tanta azione. Negli anni successivi siamo riusciti a condividere la corda in un buon numero di occasioni, in Yosemite, Patagonia e altrove. Arrampicare con lui era come barare. In un solo uomo c'erano tutte le capacità di cui si può aver bisogno in montagna, da un fucile a corda per guidare il tiro più difficile, a un esercito di portatori per i carichi pesanti, a un'intera squadra di soccorso se dovesse succedere qualcosa. Aveva l'energia di un treno e c'era qualcosa di decisamente rassicurante nel modo in cui batteva i chiodi: la roccia chiedeva perdono. A prescindere dalle condizioni, di fronte a un obiettivo a cui teneva, la sua determinazione era incrollabile. Era un uomo onesto, senza fronzoli, per il quale ho sempre avuto un enorme rispetto. Alcune delle sue scalate sono entrate nella leggenda e hanno ispirato gli scalatori di tutto il mondo. Ha lasciato un segno indelebile in questo sport".
Il suo capolavoro? Forse la via aperta proprio con Jeglič sulla parete ovest del Bhagirathi III (6454 m), in India: una linea di 1300 metri, con difficoltà di VIII e A4, risolta in splendido stile dal 2 al 7 settembre 1990. Non bisogna comunque dimenticare che gli stessi Karo e Jeglič, due anni prima, hanno salito anche la parete sud del Cerro Torre (3102 m), tracciando un'altra via da brivido (Directisima del diablo, 1200 m, VII, A4 e AI5). Restando sul Torre: memorabile, del 1986, la Direttissima dell’Inferno (1200 m, VIII+, A4, M6/7 e AI5) sulla parete est, tracciata da Karo con Jeglič, Knez, Pavle Kozjek, Peter Podgornik e Matjaz Fištravec. Pochi mesi dopo (dicembre 1986), sulla vicina Torre Egger (2850 m), Karo, Jeglič e Knez hanno aperto Psycho Vertical (950 m, VII+, A3 e 90°) lungo un diedro da paura. E a proposito di diedri: anche quello nord-est del Fitz Roy (3405 m), battezzato Diedro del diablo (950 m, VII e A2) è stato salito da Karo e compagni (1983). Cosa dire ancora? Semplicemente che Karo, con gli anni, non si è fermato e tra le altre cose, nel 2006, ha messo a segno la prima ascensione in giornata della mitica Eternal Flame sulla Nameless Tower di Trango (6238 m).
Nel 2007 ha fondato il Festival Gorniškega Filma in Slovenia, sostenuto da Montura, che ha l’obiettivo di incrementare la produzione di film sloveni e a divulgare la cultura della montagna nel suo Paese.