In un periodo in cui i comprensori sciistici sono chiusi, molte più persone si stanno dedicando per la prima volta alle attività fuoripista. Montura, leader mondiale dell’abbigliamento tecnico outdoor e per la montagna, condivide e rilancia l’appello del partner Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS) di frequentare la montagna scegliendo attività a basso rischio finché il Sistema Sanitario Nazionale è sotto pressione.
In tutte le attività fuoripista, dalla semplice escursione con le racchette da neve alla salita con le pelli, è importante avere le conoscenze di base per affrontare i fattori di rischio che la montagna ci può riservare. Abbiamo intervistato il direttore della scuola tecnici per il Soccorso Alpino e collaboratore tecnico Montura, Roberto Misseroni, per capire come affrontare la montagna in sicurezza e come comportarsi in situazioni di pericolo.
Buongiorno Roberto. Cominciamo dall’abc della montagna. In che modo si deve scegliere l’itinerario, soprattutto nella stagione invernale?
In primo luogo, bisogna calibrare l’attività in relazione alle proprie capacità tecniche e fisiche. Se siamo dei neofiti, dobbiamo privilegiare itinerari semplici e con dislivelli moderati. Se l’itinerario si svolge nel periodo invernale, è prioritario informarsi sul pericolo delle valanghe attraverso il bollettino valanghe per la zona di riferimento, che è molto variabile, al punto che può cambiare anche nell’arco della stessa giornata.
Il bollettino tiene conto di diversi fattori, come ad esempio la quantità di neve caduta, la direzione e l’intensità del vento durante la nevicata, le variazioni termiche ed altro. Se c’è un pericolo di grado 4, la zona va assolutamente evitata. Mentre in caso di pericolo di grado 3, che è una condizione molto diffusa in inverno, dobbiamo interpretare questo fattore di rischio, valutando come detto prima le proprie capacità e conoscenze, adattando a questo l’itinerario che andremo a svolgere, scegliendo le aree con minore pericolo, considerando anche le fasce di altitudine entro le quali si sviluppano i percorsi che intendiamo intraprendere. Per ultimo, ma non per importanza, dobbiamo valutare con attenzione la morfologia del terreno, prestando particolare attenzione alle pendenze, ai canaloni e alle zone in prossimità delle creste dove la neve trasportata dal vento si deposita con maggiore probabilità. Da ricordare, che oltre al pericolo delle valanghe, ci possono essere altre situazioni pericolose, come ad esempio la presenza di neve dura o ghiaccio, in questo caso dobbiamo avere a disposizione attrezzatura adeguata, come rampanti da applicare agli sci per migliorare la tenuta in salita e in caso di percorsi più tecnici anche ramponi e piccozza.
Nello scialpinismo, quando siamo sul terreno, in che modo si possono riconoscere i rischi legati al pericolo valanghe?
Non è semplice. Conoscere la neve richiede dei corsi specifici per interpretare le sue trasformazioni, oltre a un’esperienza diretta, maturata nella frequentazione della montagna invernale. Se non abbiamo queste competenze, quello che possiamo fare è muoverci con maggiore margine di sicurezza, in zone relativamente facili. Un aiuto notevole può essere dato dal bollettino valanghe, che tuttavia richiede una certa capacità di interpretazione per potere valutare in modo corretto i dati contenuti.
In termini di pericolo valanghe, i problemi principali si hanno con le nevicate abbandonanti, ma soprattutto il pericolo aumenta in modo esponenziale quando le precipitazioni si verificano con condizioni di vento. Nei due- tre giorni successivi alla nevicata, il pericolo tende ad aumentare, per poi diminuire gradualmente per effetto del processo di assestamento, tale evoluzione potrebbe durare parecchi giorni in più sui versanti in ombra e con temperature al di sotto degli 0°C. La durata del processo di assestamento dipende sia da fattori esterni, come quelli climatici, ma anche dalla morfologia del terreno e dal tipo di fondo su cui poggia il manto nevoso. Va inoltre considerata anche la struttura del manto nevoso eventualmente già esistente, sul quale si vanno ad appoggiare i nuovi strati di neve. Il metamorfismo della neve, purtroppo non sempre porta ad un miglioramento della stabilità dei versanti, vari fattori modificano i cristalli di neve all’interno del manto nevoso, con conseguente aumento o diminuzione della stabilità sia tra i vari strati sia con il terreno sul quale appoggia. Spesso, durante la stagione fredda, all’interno del manto nevoso esistono differenze verticali di temperatura tra il terreno e la superficie della neve. Quando queste differenze sono importanti e durano per parecchio tempo, situazione frequente con scarse quantità di innevamento, ad esempio ad inizio della stagione invernale, si formano dei cristalli sfaccettati, detti anche brina di fondo, tali cristalli hanno poca coesione tra loro e formano dei pericolosi strati di scivolamento. Talvolta basta il solo peso di uno sciatore per rompere l’equilibrio di stabilità di un pendio, con una condizione critica come la presenza di un lastrone da vento o un manto nevoso che appoggia su un piano di scivolamento a causa della presenza di brina di fondo oppure di brina di superficie inglobata all’interno del manto nevoso. L’assestamento del manto nevoso è più veloce se abbiamo rialzi termici diurni e diminuzioni di temperatura durante la notte. Alcune situazioni di instabilità importanti del manto nevoso, in particolare sui versanti in ombra e a quote oltre il limite superiore del bosco, si risolvono solo con un significativo aumento delle temperature, condizione che talvolta si sviluppa solo verso il periodo di fine inverno - inizio primavera. È piuttosto complesso riconoscere i pericoli sul terreno, certamente sviluppare una certa capacità di analisi, di attenzione e di osservazione ci può aiutare a cercare conferme o smentite rispetto a quanto avevamo previsto in fase di programmazione della gita. Ascoltare la neve ci può aiutare, prestando attenzione a eventuali rumori sordi ed improvvisi, che stanno a significare un cedimento del manto nevoso con conseguente fuoriuscita dell’aria, questo ad esempio è un campanello d’allarme che ci deve fare riflettere su una serie di elementi per stabilire la condizione di sicurezza. Guardare come si modifica la neve sui bordi di una traccia nuova lasciata dagli sci, o sentire come affondano i nostri bastoncini durante la progressione, ci può aiutare a fare delle valutazioni sulla presenza di lastroni da vento di neve soffice oppure ci permette di individuare degli stati deboli nella parte alta del manto nevoso. Osservare gli accumuli di neve attraverso le varie tonalità di bianco o mediate lucentezze differenti dei cristalli in superficie, ci permette di scegliere una traccia migliore, come pure guardare la formazione delle cornici di neve a ridosso delle creste. Durante la stagione primaverile, in linea di massima è più facile fare delle valutazioni sul pericolo di distacco delle valanghe, solitamente la sicurezza è condizionata per lo più dalle variazioni della temperatura, generalmente bassa di notte con aumento della stabilità del manto nevoso e più alta di giorno con un conseguente aumento del pericolo di distacchi anche spontanei. In caso di totale inesperienza, è comunque consigliabile scegliere itinerari controllati e segnalati, che in caso di rischio valanghe, vengono chiusi (o non battuti) da parte di esperti della montagna, ai quali vengono affidati i controlli e la gestione dei percorsi. Se invece si scelgono itinerari non segnalati, è molto importante frequentare dei corsi con esperti oppure farsi accompagnare da guide alpine che insegnano a valutare i pericoli in montagna e i rischi connessi, sconsigliando di muoversi facendo esperienza da autodidatti in un ambiente che va valutato con attenzione.
La sicurezza è legata anche alla scelta dell’abbigliamento, della calzature e dell’attrezzatura…
Certo, dobbiamo scegliere capi tecnici, performanti e che abbiano proprietà termiche in base all’attività e alle altitudini che andiamo a raggiungere. Allo stesso modo è importante scegliere calzature idonee e che siano della taglia giusta, evitando che l’uscita diventi una sofferenza. Per quanto riguarda l’attrezzatura, oltre che controllare di avere tutto il necessario prima della partenza, è fondamentale verificare che non sia usurata o mal funzionate. Prestare particolare attenzione alla qualità e manutenzione delle pelli adesive da applicare sulle solette degli sci per la salita, in particolare per quelle gite dove abbiamo necessità di attaccare e staccare le pelli più volte durante il percorso.
Qual è l’attrezzatura obbligatoria da portare in montagna nella stagione invernale?
L’attrezzatura obbligatoria da avere sempre nello zaino è quella da auto soccorso in caso di valanga, ovvero il localizzatore Artva, la sonda e la pala.
L'Artva è un dispositivo elettronico che trasmette un segnale radio. Questo permette, in caso di necessità, di localizzare il sepolto da una valanga in tempi ridotti.
La sonda serve per sondare nella massa di neve dove si trova il travolto che verrà dissepolto con l'ausilio di una pala. Bisogna infatti essere in grado di estrarlo nel giro di pochissimi minuti per potergli garantire la sopravvivenza. In commercio ci sono inoltre nuovi dispositivi di sicurezza, come alcuni sistemi di galleggiamento inseriti negli zaini, che una volta attivati permettono di aumentare il volume della persona travolta da una valanga migliorandone le capacità di galleggiamento.
Esistono anche dei sistemi integrati in alcune tipologie di zaini, che in caso di travolgimento in valanga permettono l’utilizzo di un boccaglio per prolungare il tempo di respirazione sotto la massa nevosa.
Per completare il sistema di sicurezza, è possibile integrare l’uso dei vari dispositivi, con un paio di piastrine RECCO (riflettono il segnale emesso da apposito strumento), applicabili su attrezzature tecniche o semplicemente da inserire nella tasca di un capo d’abbigliamento; questo permette la localizzazione da parte del soccorso organizzato se ci dovesse essere per qualche motivo, un problema sul trasmettitore Artva, in particolare la rottura dello stesso a causa di forti impatti contro ostacoli.
Inoltre, è importante avere con sé strumenti che ci aiutino a orientarci sul terreno, mappe cartacee oppure digitali. Queste hanno anche grande valenza in caso di chiamata dei soccorsi, in quanto sarà più facile fornire la posizione esatta mediante apposite applicazioni da installare sul telefono. Da ricordare anche un piccolo kit di riparazione, una pila frontale, un piccolo astuccio con il necessario di pronto soccorso per piccoli imprevisti. E’ molto importante avere un capo termico esterno anche per brevi gite, in quanto ci permette di mantenere un buon confort in caso di sosta o di peggioramento meteo, completando il tutto con berretto, occhiali da sole e/o maschera da sci, un paio di guanti di ricambio (normalmente è più comodo avere un paio di guanti per la salita e un paio per la discesa). Per quanto riguarda cibo e bevande, oltre a valutare la presenza di strutture aperte lungo il percorso, è comunque consigliabile avere nello zaino, cibi facilmente assimilabili e digeribili e un thermos con bevanda calda.
Quali sono i consigli quando affrontiamo un itinerario da soli?
Sconsigliamo sempre di intraprendere itinerari da soli. Se si sceglie di fare un’uscita in solitaria, è consigliato scegliere itinerari molto frequentati in quanto se succede un incidente, qualcuno può fare una segnalazione ai soccorsi. Ricordo inoltre che il Soccorso Alpino ha creato un servizio di geolocalizzazione e inoltro delle richieste di soccorso, Georesq, in cui è necessario un campo dati limitato per attivare i soccorsi, questo sistema permette anche una tracciatura dell’itinerario percorso. Ad ogni modo, nell’incidente potremmo trovarci nella situazione di non essere in grado di utilizzare l’applicazione, e per questo motivo è importante avere sempre qualcuno al nostro fianco.
Come comportarsi in montagna quando siamo in gruppo?
Se siamo in gruppo, dobbiamo assumere un comportamento sul percorso tale da evitare di essere nella zona a rischio tutti contemporaneamente. Se ci si trova davanti ad un pendio che sembra non essere del tutto sicuro, devono essere applicate della cautele. Normalmente si tende a calare maggiormente l’attenzione durante la fase di discesa. In alcuni tratti è importante mantenere una distanza di sicurezza durante la salita e affrontare la discesa o l’attraversamento uno alla volta, in modo che se si stacca una valanga, ci siano sempre dei membri del gruppo in grado di individuare la persona scomparsa, chiamare tempestivamente i soccorsi e dopo avere valutato il pericolo residuo, intervenire nelle operazioni di auto soccorso.
Cosa fare nel caso di una persona sepolta da una valanga?
Ancora prima di intervenire, è necessario allertare i soccorsi attraverso i numeri dedicati, ossia il 112, dove il sistema è attivo, o il 118. Se non siamo in grado di gestire situazioni di questo tipo, è fondamentale chiamare subito onde evitare di perdere tempo prezioso, in quanto i soccorsi impiegano diversi minuti ad arrivare e localizzare il punto dell’incidente…minuti che sono fondamentali per la sopravvivenza di una persona travolta da una valanga, la cui estrazione, per dare un’elevata probabilità di sopravvivenza, deve comunque avvenire entro massimo 15 minuti.